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Ben ritrovato, dedaliano! Sono Beatrice e questa volta voglio parlarti di un fatto purtroppo spiacevole che può accadere nel mondo editoriale.
Oggi ti parlo di plagio.
Non del plagio di un romanzo o di un’idea scritta, ma del plagio di copertina.
“Davvero si può plagiare una copertina?” ti starai chiedendo. Ebbene sì, non solo si può, ma è stato fatto. Un esempio lampante riguarda il caso dell’uscita di un libro di qualche settimana fa.
“Ma se ne accorgerebbero tutti!” starai obiettando. E infatti così è stato.

I fatti

«Mi stanno arrivando alcune segnalazioni riguardanti una copertina molto simile a quella che ho realizzato. […] Mi sorprende questo atteggiamento, soprattutto perché una casa editrice che tratta di letteratura, e quindi di arte, dovrebbe avere maggiore rispetto per la paternità di un’opera e per il lavoro altrui. Quindi sappiate che esistono anche case editrici che, pur di vendere qualche copia in più, decidono di scendere a questi compromessi.»

[@gatsby_books, dichiarazione pubblica su Instagram]

Non nominerò i titoli che vestono la copertina pressoché identica; se sei curioso, hai tutti gli indizi del caso per indossare i panni del detective e scoprirli da te.

Investigare sul plagio di una copertina

Questa forte somiglianza è stata smascherata in breve dagli stessi lettori, molti dei quali hanno dichiarato di preferire acquistare la versione in lingua originale del titolo incriminato. La mossa del progettista che ha copiato, quindi, non è stata apprezzata dal pubblico e ha messo in cattiva luce la casa editrice. Oltretutto, anziché invogliare all’acquisto, ha dirottato i lettori verso l’edizione straniera.
Insomma, se costui sperava che copiando avrebbe potuto portare il libro alla ribalta, così da ricalcare il successo avuto dall’altra pubblicazione, ha fatto male i conti. Il libro lo ha sì portato alla ribalta, ma con fama negativa.

Plagio: errore etico

Ebbene, ora che ho messo sul tavolo i fatti, posso passare a porti una domanda: secondo te, perché copiare una copertina è un errore? Oltre al discorso etico, per cui a priori non si dovrebbe plagiare per rispetto nei confronti dell’autore dell’originale, c’è un altro fattore non da poco che lascia sbalorditi di fronte a un fatto simile.
L’errore nel copiare una copertina, infatti, è anche di tipo progettuale.

Tutti i colori del plagio

A ogni libro la sua copertina

Ho già spiegato, a grandi linee, che cosa succede a un testo quando deve esserne realizzata la struttura grafica, dall’impaginazione alla copertina, dalla scelta della carta alla tipologia di stampa.
Il progettista deve dare una forma fisica al testo, farlo diventare un libro vero e proprio, pertanto deve procedere con un lavoro di analisi volto a ricavarne una sintesi progettuale.

L’analisi si effettua tramite una lettura attenta e ragionata, da cui si estrapola il nocciolo, la vera essenza del testo. Quest’ultima è la chiave della costruzione grafica: la forma del libro non è altro che una traduzione simbolica e sintetica del contenuto del libro stesso.

Nel caso specifico della copertina, questa deve saper raccontare il testo di cui è involucro, nonché prima presentazione. Se possibile, dovrebbe anche saper intercettare l’interesse del target cui il libro si rivolge.
Da tutto ciò ne consegue che ogni copertina è e dovrebbe essere unica, perché realizzata su misura del contenuto che deve descrivere.
Quindi a che pro il plagio di copertina? Prendere il progetto realizzato per un determinato libro e applicarlo a un altro che significato può avere?

Perché il plagio è un errore progettuale

Torno per comodità all’esempio dei due libri, A e B, che si sono ritrovati a condividere una copertina simile. B che copia A.
Suppongo che questi due libri non siano identici, per quanto possano avere degli elementi comuni. In questo caso specifico, A e B condividono (a grandi linee) il genere e un particolare tipo di elemento narrativo. Le trame, però, hanno ciascuna una propria identità ben specifica, intuibile anche solo tramite la quarta di copertina!

Concorderai che non possano essere sufficienti il genere e un singolo elemento narrativo a fare di due romanzi due libri sostanzialmente identici. La diversità nella copertina, però, non è tale da pensarlo.
La simbologia grafica utilizzata per B è la medesima rappresentata in A. Questo non può che essere un errore progettuale, in quanto significa che per B non è stata trovata una sintesi adeguata da rendere questo libro distinguibile e unico.

Come fa il progettista a rendere davvero unica una copertina

Una sintesi adeguata deriva da un’analisi accurata. Se si analizza il testo in maniera superficiale c’è il rischio di non prendere in considerazione dei punti fondamentali della trama, pertanto la copertina risultante non sarà comprensiva di tutto il libro, ma ne ricalcherà solo una scena o un elemento specifico, che però non è inclusivo.

Ogni libro, quindi, ha i suoi colori, una palette che lo rappresenta e che ne delinea il mood globale, derivato dalla narrazione di per sé.
La scelta tra illustrazione e fotografia deriva dal grado di iconicità che bisogna trasmettere in relazione agli argomenti trattati. Un esempio per capire meglio: la fotografia è adatta a esprimere un romanzo biografico, in quanto la biografia narra di eventi reali e la fotografia è il mezzo di riproduzione della realtà che più si avvicina a riprodurre le cose per come sono davvero.
Il font per gli elementi tipografici è di gusto sceglierlo in relazione al periodo storico in cui è ambientato il libro, oppure lo si utilizza per dare espressione dello stile o delle tematiche trattate dall’autore.

Messo insieme tutto ciò, viene spontaneo pensare che ogni libro può e deve avere una copertina che lo distingua e lo mostri al pubblico per quello che è. Una copertina unica, perché realizzata su misura del testo stesso.
Il plagio in questo campo, pertanto, è triste e inutile. Uno sbaglio sia sul fronte etico che progettuale.
E che viene scoperto subito.

Alla prossima, dedaliano, ci vediamo dall’altra parte del filo!

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