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Caro dedaliano,
sono David Fivoli e oggi ti parlerò di un aspetto fondamentale del tuo romanzo: l’incipit. L’inizio della tua storia.

Ci sono due aspetti da tenere bene a mente quando si parla di “incipit letterario”: quello teorico, legato alla dimensione critica; quello pratico, legato allo scopo che vuole ottenere un aspirante scrittore, ovvero essere letto.

Per quanto riguarda il primo aspetto, ne parleremo in seguito per capire la differenza tecnica tra i vari incipit; intanto, se sei impaziente, internet è pieno di ottimi articoli a cui puoi attingere. Inoltre, puoi trovare diverse analisi che trattano gli incipit più belli.
Io ti parlerò del secondo, e proverò a suggerirti come scrivere un incipit che invogli alla lettura di tutto il romanzo.

L’importanza dell’incipit

Occorre fare una premessa: quando invii il tuo testo a un addetto ai lavori (Editor, Direttore Editoriale di una CE o Agenzia Letteraria), devi essere consapevole di una verità scomoda ma ineluttabile: se non è pienamente convinto che valga la pena continuare, o se si annoia, il lettore abbandonerà la lettura dopo una o due pagine, ad andar bene.

editor annoiato dall'incipit
Cosa succede con un incipit noioso

Uno dei più comuni tra gli errori di valutazione degli esordienti è quello di presumere che il proprio testo verrà letto con attenzione dalla prima all’ultima pagina; che verrà analizzato, che ci si soffermerà sui pregi e si sarà indulgenti nei confronti dei difetti. Difetti che grazie a un buon editing da parte di una grande CE (magari una Big, sognare non costa nulla) verranno eliminati, e che quindi passeranno in secondo piano.
Non è così che funziona.

Se il professionista che legge non si innamora delle prime pagine del tuo romanzo, lo scarta. Il punto è che agli addetti ai lavori arrivano tantissime proposte; risorse e tempo sono limitati e si cerca quindi di ottimizzare come si può. La lettura completa, e la conseguente analisi del testo, viene eseguita solo nel caso in cui l’autore compri il servizio preposto, quella che comunemente viene chiamata “scheda di valutazione”.

L’importanza dell’incipit è evidente: se il tuo incipit annoia chi sta dall’altra parte, il tuo romanzo sarà cestinato.

Le regole da seguire

Il tuo incipit deve avere ritmo e incuriosire da subito.
Troppe volte ho sentito aspiranti scrittori lamentarsi di essere stati rifiutati con frasi del tipo: magari parte un po’ lento, ma da pagina 20 in poi è una vera bomba.
Lo so bene: io ero uno di questi.
La risposta del professionista è sempre la stessa:

“Se da pagina 20 è una vera bomba, perché non inizia da pagina 20?

Una considerazione: in linea generale non sono troppo d’accordo con questo tipo di approccio. Tantissima narrativa che amo ha la tendenza a “partire piano”. In molti romanzi di Stephen King, ad esempio, non succede quasi nulla per molte, molte pagine. Un autore già edito può farlo, perché se il libro è valido il lettore avrà tutta l’indulgenza del mondo per un incipit sonnacchioso.

valutare tanti testi
Un editor che prova a stare dietro a tutti i manoscritti arrivati in redazione

Questa stessa indulgenza, però, non è concessa all’esordiente, che non può permettersi di risultare noioso nell’incipit.

La forma vuole la sua cura

Primissima cosa da tenere a mente: la cura formale. Premesso che tale cura dovrebbe essere adeguata e ineccepibile per tutto il testo, non puoi permetterti di presentare un romanzo che abbia degli errori nell’incipit. L’incipit (assieme alla lettera di presentazione e alla sinossi) deve essere formalmente perfetto.

In seconda battuta, l’incipit deve invogliare il professionista dell’editoria a proseguire la lettura. Evita quindi l’infodump – i così detti spiegoni – e mostra l’azione: il mondo in cui l’azione si svolge lo spiegherai al lettore pian piano. Tratteggia i personaggi con pochi tocchi ben definiti, senza dilungarti in noiosi identikit: avrai tutto il tempo dopo, per definirli in ogni dettaglio.
Abbi cura del tuo incipit; leggilo e rileggilo, elimina tutto ciò che appesantisce.

Voglio concludere con un esempio pratico

Di seguito, l’incipit della prima versione del mio romanzo d’esordio Hunter, un mix di sci-fi e fantasy edito da Rizzoli. Questa prima versione riceveva solo rifiuti. Avevo l’impressione che, in effetti, nessuno la leggesse per intero. Eppure, ero convinto di aver scritto qualcosa di valido, di aver avuto la classica “idea forte”.

Mi rivolsi a un professionista del settore per una scheda di valutazione. La prima delle tante cose che mi disse fu di cambiare l’incipit. Lo giudicò disincentivante, noioso. Nessuno, mi spiegò, sarebbe andato oltre quell’incipit:


CRONO STORIA
– 2023
Inizio della terza guerra mondiale.
– 2025
Fine della terza guerra mondiale. La popolazione del pianeta è ridotta a 3 miliardi di unità.
[…]


E così via per sei pagine di date. Intendiamoci: a me le crono storie all’inizio di un bel romanzo sci-fi piacciono. Ma, al di là di quanto fosse valida o meno la mia, non potevo permettermi di iniziare con una crono storia. Chi vuole leggere la crono storia di un esordiente? Nessuno.

cancellare il superfluo dall'incipit
Togliere tutto il superfluo

Dare più ritmo all’incipit

Ecco invece come inizia il romanzo adesso:


Mi fermo a prendere fiato e alzo lo sguardo al cielo. Una pioggia sottile mi s’incolla alla pelle. Socchiudo le palpebre e continuo a vederla, come una ragnatela impressa sulla retina. Inspiro. Espiro. Lascio che l’acqua mi scorra sul viso, e per un attimo mi sembra di percepirne la consistenza, di intuire l’energia che tiene insieme ogni goccia.
Riapro gli occhi e sgomito tra la folla, cercando di farmi strada. Babilonia è in festa, milioni di persone stanno brindando all’anno nuovo.
Passo davanti a un palco all’aperto e lancio un’occhiata al gruppo che sta improvvisando musica jazz. Non amo il genere, ma questi non devono essere male a giudicare dall’entusiasmo del pubblico. Appena esco dalla calca, incrocio un mezzorco che mi dà una spallata.
«Attento a dove metti i piedi, grigio» urla con disprezzo.
Rovino a terra, maledicendo l’anonima casacca che indosso. Il marchio del visitatore.


Vedi la differenza? Il ritmo.
Ora non c’è nessuno spiegone, ma si è proiettati dentro l’azione. Il lettore ha suggestioni, non spiegazioni. Quello che è successo al mondo che ho descritto, il lettore lo scoprirà con calma, senza fretta, con il dipanarsi della trama.
Se ti è piaciuto l’articolo, parlane in giro usando l’hashtag #ioleggotutto.

Ti aspettiamo all’altro capo del Filo, dedaliano, e mi raccomando: attenzione al tuo incipit!

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